giovedì 11 novembre 2010

Recensione film The Road


The Road
Di John Hillcoat (2009)

Mi hanno sempre affascinato i film post apocalittici: la civiltà come la conosciamo viene distrutta o totalmente sconvolta da un qualsivoglia cataclisma o guerra nucleare, e tutto deve ricominciare. Il problema di questo genere di pellicole è la tendenza di molti sceneggiatori a voler strafare, creando scenari poco credibili o storie troppo assurde. La filmografia moderna pullula di esempi: dal filone catastrofista, con la solita minaccia più o meno naturale (Armageddon, The Core, 2012 etc), a quello più propriamente post apocalittico (Waterwold, Indipendence Day, Il regno del fuoco…), solo per citarne alcuni. Naturalmente anche questo genere può sfornare degli ottimi film: The Road è uno di questi.

Tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, il racconto narra la storia di un padre (Viggo Mortensen) e del suo giovane figlio (Kodi Smith - McPhee), sopravvissuti a una misteriosa catastrofe. Durante tutta la vicenda non sapremo mai il nome dei protagonisti, né cosa realmente ha sconvolto il mondo: ci viene solamente rivelato che il disastro ha spazzato via ogni essere vivente, a parte l’uomo, e il pianeta sta lentamente morendo. I due protagonisti, stremati dal freddo e dalla fame, stanno tentando di raggiungere la costa, nella speranza di trovare un clima e condizioni di vita migliori.

Non c’è nessun nemico ben definito, niente minacce esterne da combattere, ma solo l’umanità stessa, costretta dalla mancanza di generi alimentari, a darsi al cannibalismo. Il padre ripete in continuazione al figlio che loro sono i “buoni”, coloro che portano la “fiamma”, l’ultima scintilla di dignità umana. Tramite alcuni flashback, vedremo come il figlio sia nato a catastrofe già avvenuta e la madre, sconvolta e terrorizzata dal farlo crescere in una realtà così brutale, abbia deciso di suicidarsi. Durante l’estenuante viaggio nello scenario desolato, i due incontreranno bande di razziatori, alla ricerca di persone da mangiare, ma anche un vecchio, desideroso di parlare con un altro essere umano prima di morire. Il padre, colpito da una malattia polmonare causata dalle condizioni di vita disumane, userà le poche forze rimastegli per raggiungere la costa e dare una speranza al suo bambino.

Le figure del padre e del figlio sono complementari: il primo, deciso a proteggere ad ogni costo quello che considera ormai Dio e, per questo, paranoico fino all’esasperazione e diffidente verso chiunque; il secondo rappresenta l’altruismo e la speranza nell’umanità, e più di una volta convincerà il padre a riflettere e a fidarsi ancora della gente, per non spegnere completamente la “fiamma”. Sullo sfondo domina un panorama grigio e deserto, sotto ad un cielo cinereo, dove tutte le piante sono ormai rinsecchite e morenti.

Non c’è speranza in questa pellicola: padre e figlio vogliono raggiungere il mare, ma non sanno cosa effettivamente troveranno o se effettivamente le condizioni saranno migliori. L’unica cosa che li fa andare avanti è la volontà di mantenere vivo l’ultimo barlume di umanità, per non regredire al livello bestiale a cui i pochi sopravvissuti rimasti sono giunti. Basti pensare all’angosciante episodio in cui i protagonisti si trovano all’interno di una casa isolata, nella cui cantina i proprietari tengono segregate altre persone come riserva di cibo.

Questo film, pur incentrandosi quasi interamente su due soli attori, con pochi dialoghi e lunghe sequenze introspettive, vi coinvolgerà in maniera magistrale: tutta la pellicola è pervasa da un forte senso di malinconia e scoramento e quando padre e figlio riusciranno a trovare un attimo di pace o qualcosa da mangiare, vi sentirete sollevati anche voi. Non mancano, però, le scene angoscianti e piene di tensione, in cui l’ansia non vi abbandonerà fino alla certezza che i protagonisti siano al sicuro. Questa identificazione nella storia è garantita dall’ottima prova di recitazione dei due protagonisti, che trasmettono in maniera superba ogni sensazione. Il senso di tristezza e pessimismo deriva anche dalle bellissime scenografie: ogni paesaggio è freddo e senza vita, dominano il grigio e i colori spenti, creando un’atmosfera di cupezza perfetta.

The Road è una pellicola di ottima fattura, girata ad arte in ogni sua penetrante sequenza, che vi appassionerà e coinvolgerà con un’intensità vista raramente su uno schermo cinematografico. Consigliato nella maniera più assoluta.

Voto: 9/10
Voto Trash: 0/10

Nessun commento:

Posta un commento