giovedì 28 ottobre 2010

Recensione film Rottweiler


Rottweiler
Di Brian Yuzna (2004)

La trama di questo film recita “ad un cane (la razza la potete intuire) viene impiantata, dopo un delicato intervento, una mascella d’acciaio e viene posseduto da uno spirito demoniaco…”. Per una persona sana di mente, questo sarebbe un chiaro segno di gravi scompensi nell’infanzia dello sceneggiatore, ma non per il vostro umile sottoscritto. Decisi a vedere questa trashata fino all’ultimo o a perire nel tentativo, io e miei fidati compagni ci siamo incamminati sulla strada del masochismo cinematografico. Eccovi il resoconto:

La storia inizia con la fuga di un prigioniero, che sembra la brutta copia di Ridge di Beautiful, da un campo di prigionia per immigrati nel sud della Spagna. Al suo inseguimento parte un poliziotto sadico e il suo fidato Rottweiler, che, siccome siamo nel 2018, ha una mascella bionica e dei led blu al posto degli occhi. Il protagonista, Dante, scappato sulla cima di un monte, sviene e scopriamo, in un flashback, che era a bordo di una barca carica di clandestini assieme alla sua ragazza. Il saggio vecchio, che in queste situazioni non manca mai, gli aveva detto che stava arrivando il male sottoforma di nebbia (come si dice “male in Val Padana” etc etc) ma il nostro bifolcone si era messo a sfotterlo, fino a quando non era arrivata la polizia. Dante si risveglia e si ritrova in faccia il cane idrofobo e il suo sanguinario padrone; sembra la fine, ma, dovendo il film durare almeno un’altra ora, l’eroe, con un trucco da manuale, spara allo sbirro e fa saltare la testa al cane.

Mentre Ridge dei poveri fugge ai piedi del monte e ha un piacevole incontro a base di wishky e canne con dei contrabbandieri locali, il male, o meglio, la nebbia si impossessa del botolo, che si mette all’inseguimento del malcapitato belloccio. A fare le spese della furia omicida della bestia, che, quando morde, emette suoni simili a quelli di un coltello elettrico, è uno dei contrabbandieri. Assetata di sangue, il robot/cane/demone raggiunge il fiume dove Dante si sta lavando come mamma l’ha fatto, ma il nostro eroe fugge a culo nudo per la selva. Arrivato a una casetta, incontra madre e figlia, palesemente spaventate da cotanta nudità; la brava mammina, però, essendo donna d’esperienza, pensa bene di circuire il nuovo arrivato, nonostante la figlioletta corra urlando per tutta la casa, a causa della bestia demoniaca che tenta di sfondare la porta. Dante fa appena a tempo a recuperare un paio di pantaloni e a fuggire con la bambina, mentre la madre viene fatta a pezzi nell’indifferenza generale.

I due riescono a nascondersi su un camion della polizia, ma non si accorgono del mostro, riuscito ad infiltrarsi pure lui. Ovviamente i poliziotti sono smembrati come da copione, ma il cane viene sbalzato dal veicolo e il nostro eroe scappa, non curandosi minimamente della bimba. Non si sa come Dante si ritrova in un cimitero: in un altro flashback, lui e la ragazza vengono catturati dalla polizia e, per riottenere la libertà, la ragazza deve “far divertire” il vecchio maiale a capo delle corrotte forze dell’ordine. Ah, i due non erano nemmeno immigrati clandestini, ma si trovavano lì solo per “un gioco di ruolo”… Comunque, il nostro mascelluto amico si ritrova, con una velocità ai limiti di quella del suono, in una città/bordello, dove dovrebbe vivere la sua amata. Dopo aver vagato in compagnia di uno spacciatore, nonché rapper fallito, subito macellato dal redivivo cane, giungiamo allo showdown finale col capo della polizia. Ennesimo flashback: la donna di Dante è stata uccisa dal Rottweiler del vecchio, è stato bastonato a morte dalla furia vendicatrice dell’eroe e riportato in vita bionicizzato. Nella lotta conclusiva il nostro eroe fa esplodere l’elicottero del cattivo, gettandolo nelle fiamme assieme al cane. Ma non è finita qui, in quanto lo scheletro meccanico del mostro si rialza, in una scena che grida al plagio da Terminator, e parte alla carica. Il film termina con la morte nel fuoco di tutti, Dante compreso, con tanto di scopiazzatura finale dell’occhio elettronico del cane che si spegne lentamente.

In sostanza motivi per guardare questo film non ne avete uno che sia uno. Il mostro è ridicolo e addirittura ci sono sospetti di maltrattamenti sulla povera bestia che lo ha interpretato. Il rumore della mascella bionica vi farà piegare dalle risate e il lo scheletro fatto al computer ricorda i salvaschermi di Windows 98. Peggio di lui tutto il resto del cast, in primis il demente protagonista, che vaga per un’ora e mezza sempre con la stessa espressione beota. Non bastasse altro, una sceneggiatura tirata per i capelli, che nonostante la sua banalità, da metà film in poi abbandona ogni pretesa di seguire un filo conduttore. Per concludere, se siete amanti dei film dalla trama insulsa e vi piacciono i mostri bionico – demoniaci, forse questa pellicola potrà strapparvi qualche sorriso, pur compromettendo le vostre facoltà mentali. Se fate parte della lega contro i maltrattamenti sui cani, probabilmente è il caso che cambiate canale.

Voto: 3/10
Voto Trash: 6/10

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